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La Dieta del Gruppo Sanguigno

Sebbene la dieta mediterranea si sia rivelata nel “seven country study” essere tra le più equilibrate e salutari tra quella naturalmente sviluppate dai gruppi umani, val la pena di aprire i propri orizzonti a diverse fonti di pensiero. 
Una delle più interessanti, tra quelle in circolazione, è la dieta associata al gruppo sanguigno.

E’ un modello alimentare che ogni tanto ritorna quando si citano le origini dell’uomo attuale e si ipotizza che lo stesso sia frutto dell’interazione di vari gruppi, tra cui cacciatori, raccoglitori e nomadi.
Secondo certe ipotesi, il gruppo sanguigno sarebbe indicativo del gruppo umano d’origine.

Detto ciò, a puro fine culturale, cercherò di seguito di sintetizzare gli elementi principali di quella che sembra essere un’ interessante ipotesi nutrizionale.

La dieta del gruppo sanguigno è stata sviluppata da un naturopata americano di origine Italiana, il Dr. Peter D’Adamo.

La medicina naturopatica (o naturopatia) è un insieme di pratiche di medicina complementare i cui fondamenti teorici furono forse formulati alla fine del XIX secolo negli Stati Uniti per poi diffondersi nel resto del mondo senza però mai riuscire a dare vita a una medicina autonoma. Essa dichiara di avere come obiettivo la stimolazione della capacità innata di autoguarigione o di ritorno all’equilibrio del corpo umano attraverso l’uso di tecniche e di rimedi di diversa natura oppure attraverso l’adozione di stili di vita sani e in armonia con i ritmi naturali.

La medicina scientifica è critica riguardo alla medicina naturopatica perché i mezzi utilizzati si basano su costrutti teorici non dimostrati.

Secondo il modello alimentare del dr. Perter D’Adamo il gruppo sanguigno del soggetto è un fattore predominante per impostare una sana ed efficace dieta.

D’Adamo parte dal presupposto che i gruppi sanguigni umani si siano formati durante l’evoluzione della specie e che riflettano in qualche modo specifiche attitudini alimentari, comportamentali e motorie.

Ne segue che:
Il gruppo 0 appartiene alla specie del cacciatore, progenitore dei vari gruppi sanguigni, caratterizzato da fisico atletico e predisposizione ad alimenti d’ origine animale come la carne. Questi soggetti trarrebbero dunque beneficio dalle diete iperproteiche. Sono invece sconsigliati i latticini, i legumi ed i cereali come pane, pasta e riso.

Proprio come i veri cacciatori primitivi questi soggetti sono naturalmente idonei a svolgere attività fisiche pesanti.

I gruppo A è il gruppo degli agricoltori, comparso in tempi successivi al gruppo O quando l’uomo conobbe l’agricoltura, fondando villaggi intorno alle coltivazioni e modificando la propria dieta. I portatori del gruppo sanguigno A traggono beneficio da una dieta ricca di cereali e vegetali mentre dovrebbero limitare il consumo di carne.

Alla dieta andrebbe associata attività fisica dolce e non molto impegnativa.

I gruppo B caratterizza i nomadi, individui dotati di sistema immunitario e digestivo naturalmente efficace. A queste persone si sconsigliano i cosiddetti zuccheri semplici ma possono consumare formaggi con più libertà.

A questi gruppi si ritagliano naturalmente attività che impegnino la forza resistente.

Il gruppo AB, sembrerebbe essere l’ultimo nella scala evolutiva, ponendosi a metà tra il gruppo A ed il gruppo B. Questi individui possono quindi attingere moderatamente da tutti gli alimenti senza esagerare con latte e formaggio.

La teoria della dieta basata sul gruppo sanguigno nasce dal presupposto della presenza, in alcuni alimenti, di particolari sostanze chiamate lectine in grado di influenzare, diversamente, i soggetti dotati dei vari gruppi sanguigni (A, B, AB e 0). Ognuno, quindi, parallelamente al proprio gruppo sanguigno, sarebbe intollerante ad alcune lectine. Queste lectine “nemiche” , una volta introdotte nell’organismo, sarebbero infatti in grado di attaccare i globuli rossi, agglutinandoli, agendo da piccola trasfusione da un donatore con gruppo sanguigno differente.

Nessuna descrizione della foto disponibile.

Questo, secondo D’Adamo, spiegherebbe l’incidenza di intolleranze alimentari e di disturbi legati a determinate scelte dietetiche.

Per correttezza informativa, seppur molte delle indicazioni del dr. D’Adamo sono verosimili e sembrano fornire una chiave di lettura interessante di alcune attitudini alimentari bisogna dire, però, che allo stato attuale esse non sono supportate da evidenze scientifiche. Infatti, possessori di gruppi sanguigni apparentemente inidonei a sopportare certi regimi alimentari traggono invece beneficio da questi mentre, ad esempio, casi di celiachia sono presenti anche in gruppi che non dovrebbero avere questo problema.

Un esempio di come la varietà alimentare sia indispensabile è dato proprio dai latticini, difficili da sostituire per la grande quantità di calcio che contengono (se non si vuole incorrere, col passare degli anni, in pericolose forme di osteopenia e di osteoporosi – la patologica predisposizione delle ossa a rottura).

Stesso dicasi di importanti micronutrienti come le vitamine (amine della vita) che possono essere attinte solo da alcune varietà di frutta e dal mix di alcuni vegetali.

Val la pena, però, di considerare la teoria della dieta basata sul gruppo sanguigno, insieme a tutti gli altri elementi culturali vigenti, in modo da poter meglio gestire il proprio rapporto con il cibo ed aumentare la possibilità di spaziare nelle scelte alimentari, moderando l’apporto di alcuni elementi ed incrementando, senza esagerare, quello di altri.

Le informazioni citate sono solo indicative.
Prima di cominciare un piano nutrizionale consultare sempre un medico.

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